In un villaggio vicino Betlemme viveva una giovane donna di nome Befana. Non era brutta, anzi era molto bella e aveva dei pretendenti; però aveva un brutto caratteraccio, era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Non si era mai sposata, o perché non le andava bene l’uomo che le chiedeva di diventare sua moglie o perché colui che era innamorato di lei dopo averla conosciuta meglio non la voleva più.
Era una donna molto egoista, fin da piccola non aiutò nessuno. Era ossessionata dalla pulizia, infatti aveva sempre una scopa in mano che la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. La sua solitudine con l’età la faceva diventare più acida e cattiva e in paese per questo motivo cominciarono a chiamarla “strega”, così lei si arrabbiava molto e diceva tante parolacce.
In paese nessuno si ricordava di averla vista sorridere e quando non puliva la casa, si sedeva per fare la calza. Ne faceva a centinaia, non per qualcuno, le faceva per se stessa, per rilassarsi e passare un pò di tempo visto che nessuno veniva a trovarla e nè lei sarebbe andata a trovare nessuno.
Befana era molto orgogliosa, non accettava il bisogno di un pò di amore ed era molto egoista per dare un pò del suo amore a qualcuno. E infine non si fidava di nessuno.
La Befana incontra i Re Magi
Passarono gli anni e la donna a forza di essere sempre più cattiva diventò brutta e sempre più odiata da tutti. Più si sentiva odiata da tutti, e più diventava cattiva e brutta. Un giorno arrivò nel suo paese una carovana in cui c’erano tanti cammelli e tante persone più di quante ce ne fossero nell’intero villaggio.
Vide subito la presenza di tre uomini vestiti sontuosamente e seppe che erano i Re Magi. Venivano dall’oriente e si erano accampati nel villaggio per far riposare i cammelli e passare la notte prima di continuare il cammino verso Betlemme.
Era la sera del sei gennaio e borbottando e brontolando sulla stupidità della gente che viaggia in mezzo al deserto e disturba invece di starsene a casa sua, si mise a fare una calza, quando qualcuno bussò alla sua porta.
Ebbe un brivido perché nessuno aveva mai bussato alla sua porta. Quando andò ad aprire si trovò davanti uno dei re; era molto bello, sorridente e le chiese se poteva entrare. Lei non riuscì a dirgli di no e lo fece entrare. Era un uomo molto gentile ed educato con lei che si dimenticò del suo caratteraccio.
Il re le raccontò che si erano messi in viaggio per andare a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Portarono come doni oro, incenso e mirra. Chiesero alla Befana se voleva unirsi a loro ma lei non voleva allontanarsi da casa sua e allora uno dei re le chiese se voleva che loro portavano un regalo da parte sua.
La calza della Befana per Gesù
Lei non voleva, ma poi le sembrò di fare una brutta figura e durante la notte mise una delle sue calze dove dormiva il re magio con un biglietto: “per Gesù“. La mattina finse di dormire e aspettò che il re magio uscisse per continuare il suo viaggio. Passarono trent’anni e la vecchia ne aveva cento, era sempre sola ma non più cattiva.
Quella visita, la sera prima del sei gennaio, l’aveva cambiata tanto. Anche la gente del paese aveva iniziato a bussare la sua porta perché volevano sapere cosa le avesse detto il re, e poi per aiutarla a fare da mangiare e a pulire casa visto che soffriva molto di mal di schiena che quasi quasi non si muoveva più.
A ciascuno che andava da lei regalava un sorriso e una calza fatta bene e ben calda. Nel frattempo dalla Galilea arrivavano notizie di Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima che compiva ogni genere di miracoli. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare.
Ogni notte al solo ricordo il suo cuore piangeva di vergogna per il misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio: una sola calza e non un paio di calze. Piangeva dal rimorso e dal pentimento, e il suo pianto la rendeva più amabile e buona.
Gesù appare alla Befana per perdonarla
All’età di centotre anni venne a sapere che Gesù era stato ucciso e che era risorto dopo tre giorni. Piangeva e pregava tutte le notti chiedendo perdono a Gesù. Voleva rimediare in qualche modo al suo egoismo e alla sua cattiveria di un tempo, ma ormai era troppo tardi.
Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse che la perdonava, che la faceva vivere ancora per un pò e che il regalo che lei non gli ha dato quando era bambino adesso lo doveva portare a tutti i bambini da parte sua. Doveva volare da ogni capo all’altro della terra sulla sua scopa di paglia e portare una calza piena di caramelle e di regali ad ogni bambino che a Natale avrà fatto il presepio e che il sei gennaio avrà messo i Re Magi nel presepio.
Un’unica raccomandazione che il bambino sia stato anche buono, non egoista, altrimenti doveva mettere del carbone dentro la calza sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso. E la Befana fece così e ancora lo sta facendo per obbedire Gesù.
Durante tutto l’anno piena di gioia fa le calze per i bambini, e il sei gennaio gliele porta piene di caramelle e di doni. E’ talmente felice che anche il carbone, quando lo mette dentro la calza, diventa dolce e buono da mangiare.
Il gatto nero della Befana
Tanto tempo fa i gatti erano tutti tigrati, solo uno era di colore nero, quello della Befana che l’accompagnava nei suoi lunghi viaggi a cavallo della scopa. Il gatto vedeva luoghi meravigliosi ma sempre dall’alto e si chiedeva come era la vita degli umani.
Quando il periodo dell’Epifania si concludeva il gatto viveva una specie di letargo e dormiva con la strega tutto l’anno in attesa del 6 gennaio. Una notte durante il viaggio attorno al mondo insieme alla vecchietta, si sporse per tentare di vedere più da vicino il mondo, il sacco era aperto e un regalo volò via.
Quando la strega se ne accorse si immaginò subito che fu opera del gatto e allora pensò che visto che doveva dare un regalo a quel bambino rimasto senza, era lui il suo regalo. Così il gatto fu spinto dentro un camino e quando arrivò in un gran salone cominciò a tossire per la cenere, la famiglia lo guardò stupita e il bambino fu contento di avere un amico tutto per lui.
Da quel giorno i gatti non furono più tigrati, infatti a ricordo di quel dono ci furono i gatti neri, che portano fortuna perché sono un regalo della magica notte in cui i sogni si avverano.